Palazzo Comunale
Tema ARTE E CULTURA

Palazzo Comunale

Il Palazzo Comunale di Modena è costituito da un aggregato seicentesco di una serie di edifici sorti con funzioni diverse in epoca medioevale.

Elemento unificante del fronte principale è il lungo porticato a colonne marmoree che scandisce con ritmo uniforme l'involucro esterno. Realizzato rispettando il modulo originario adottato da Raffaele Rinaldi, detto il Menia nel progetto seicentesco, fu compiuto a piu' riprese e completato nel 1825 con l'aggiunta di tre arcatelle alle cinque già esistenti sul lato destro.

All'interno sono visitabili le belle sale storiche.
Nel Camerino dei Confirmati, saletta decorata nel 1770 da Giuseppe Carbonari e Girolamo Vannulli, è custodita uno dei simboli della città: la Secchia rapita, un normale secchio di legno che ricorda ai modenesi la gloriosa vittoria ottenuta contro i bolognesi nel 1325 nella battaglia di Zappolino. La vicenda è narrata nel poema eroicomico "La secchia rapita" di Alessandro Tassoni.

Dal Camerino si accede a destra alla Sala del Fuoco, viene così chiamata poiché nel grande e bel camino, opera cinquecentesca di Gaspare da Secchia, si preparavano le braci che servivano a riscaldare i commercianti che durante l'inverno vendevano in piazza le loro mercanzie. La sala è adorna di bellissimi dipinti, opera di Nicolò dell'Abate (1512 ca. - 1571), eseguiti nel 1546 per ordine del Conservatori. Raffigurano da sinistra, per chi svolge le spalle al camino, i seguenti episodi di storia romana legati al Secondo Triumvirato: durante l'assedio di Modena nel 44 a.C. Bruto fa sgozzare i buoi sulla piazza per procurare cibo agli assediati; la battaglia fra gli eserciti di Antonio e Ottaviano. Nella parete di fronte: l'incontro dei Triumviri Marcantonio, Lepido e Ottaviano in un'isola del fiume Lavino; a destra Decimo Bruto e Ottaviano sulle due opposte rive del fiume Lavino presso Modena. Sopra al camino è raffigurato Ercole che squarcia la bocca del leone Nemeo. Il bel soffitto ligneo a cassettoni fu eseguito da Giacomo Cavazza e dipinto da Ludovico Brancolini e Alberto Fontana. Nel riquadro centrale compare lo stemma del Comune. Corre attorno alle pareti, appena sotto il soffitto, un fregio in cui si alternano triglifi e metope decorate con motivi ispirati all'antichità romana

Da visitare anche la seicentesca Sala del Vecchio Consiglio il cui soffitto fu decorato da Bartolomeo Schedoni e da Ercole dell'Abate all'inizio del 600 con soggetti riguardanti l'esaltazione del buon governo e dell'amore per la patria. Al centro della volta un genio reggente il mondo a cavalcioni di un'aquila che stringe tra gli artigli le trivelle, allegoria de Comune e del Ducato. Le scene in chiaroscuro rappresentanti episodi miracolosi della vita del patrono San Geminiano vennero ridipinte da Francesco Vellani (1689 - 1768) nel corso di un intervento attuato nel 1766. Il bel dipinto raffigurante il patrono inginocchiato che addita alla Madonna del Rosario la città di Modena è opera di Ludovico Lana (1597 - 1646) realizzata come stendardo processionale al termine della terribile peste del 1630. Altre due tele si trovano nella sala: San Francesco e l'Angelo di Ercole dell'Abate e San Giovanni Battista e un Angelo di Bartolomeo Schedoni. Cinquecenteschi sono gli scranni dei Conservatori in legno intagliato, scanditi da lesene verticali e specchiature coronate da una trabeazione e metope e triglifi. Essi furono realizzati per la vicina Sala del Fuoco alla metà del Cinquecento e qui trasferiti nel Seicento. '

Dalla Sala del Vecchio Consiglio si raggiunge la Sala degli Arazzi
Le pareti sono adornate da dipinti su tela settecenteschi a guisa di arazzi, opera di Girolamo Vannulli, mentre le cornici con volute e rami fioriti furono eseguite da Francesco Vaccari. I dipinti imitano con ottima approssimazione le tappezzerie ad arazzo in voga in Francia nel 700 e raffigurano episodi della Pace di Costanza (1183) che pose fine alla contesa tra i Comuni dell'Italia Settentrionale e Federico Barbarossa. Nella volta una grande medaglia contiene la raffigurazione della Carità che allatta entro una ricca quadratura prospettica a finti stucchi di Francesco Vaccari, mentre tra le finestre compare l'allegoria dell'Abbondanza. Nel pavimento, in legno, il motto di Modena.

Dalla Sala degli Arazzi, una porta immette nella vasta Sala dei matrimoni: la volta fu dipinta da Francesco Vaccari nel 1767 con un motivo architettonico a larghe volute monocrome che contornano un ovale centrale in cui è raffigurato lo stemma di Modena sostenuto da due genietti. Alle pareti vi sono dei dipinti di Adeodato Malatesta (1806 - 1891), il più importante pittore modenese dell'Ottocento.

Ritornando in piazza, vicino al palazzo comunale, si trova poi un curioso monumento: una grossa pietra squadrata di marmo, probabilmente di lavorazione romana, qui collocata nel periodo della costruzione del Duomo. Il suo nome, “preda ringadora”, deriva dal fatto che qui, in passato, si arringava liberamente, come su un palco, al popolo. Ma era anche il luogo delle esecuzioni pubbliche e delle punizioni: per evitare la prigione, infatti, nei giorni di mercato, i debitori insolventi dovevano correre intorno alla piazza per tre volte, con la testa rasata, e, ogni giro, saltare a sedere senza pantaloni sulla pietra coperta di trementina.

Nel retro del Palazzo, su via Scudari, si trova la statua del Perseo.

L'opera in marmo, realizzata dallo scultore Cesare Aureli in stile neoclassico, si erge nel cortile del Palazzo Comunale dal 1952, anno in cui il sindaco Alfeo Corassori, volendo abbellire il cortile del Municipio, ottenne dal marchese Egidio Campori l'autorizzazione a prelevare dal palazzo della nobile famiglia la statua del Perseo, miracolosamente scampata ai bombardamenti del giugno 1944.N

Orari

Dal lunedi al venerdi

Aperto dalle 9.00 alle 18.00 con ingressi contingentati e prenotazione obbligatoria. L'ingresso è gratuito ed è possibile rimanere all'interno delle sale per 30 minuti. La visita si svolge in forma autonoma e non viene fornito servizio di visita guidata ma è possibile consultare una visita guidata virtuale al sito http://salestoriche.unesco.modena.it

Il sabato

Aperto dalle 13.00 alle 15.00 con ingressi contingentati e prenotazione obbligatoria. L'ingresso è gratuito ed è possibile rimanere all'interno delle sale per 30 minuti. La visita si svolge in forma autonoma e non viene fornito servizio di visita guidata ma è possibile consultare una visita guidata virtuale al sito http://salestoriche.unesco.modena.it

Domenica e festivi

La domenica e i festivi le sale storiche sono visitabili alle ore 15.15, 16.00, 16.45, 17.30, 18.15 con prenotazione obbligatoria. Di domenica l'accesso ha un costo di 2 euro a persona, da pagare direttamente in loco, ed è prevista una breve visita guidata a cura di Archeosistemi. Possono accedere al massimo 14 persone per ogni turno.

Tariffe

Biglietto sale storiche del Palazzo Comunale: domenica e festivi 2,00 euro.
Ingresso gratuito per bambini fino a 5 anni, per i disabili e i loro accompagnatori, per guide ed interpreti, per insegnanti che accompagnano classi di ogni ordine e grado.

Altre informazioni

Modena per tutti: clicca qui per scaricare la scheda informativa sull'accessibilità per persone con disabilità o con esigenze speciali.

Accessibile ai disabili.
L'ascensore è collocato a sinistra dell'ingresso con porta a vetri situato su Piazza Grande.