Seconda giornata - pomeriggio

Terminato il pranzo, è arrivata l’ora di andare a Sassuolo, una vivace località della provincia, anche nota per essere la capitale del distretto ceramico, dove il Duca Francesco I d'Este fece trasformare l'antico castello di famiglia in una moderna dimora extraurbana per la corte, incaricando dei lavori, nel 1634, sempre l'architetto Avanzini.

Oggi, il Palazzo Ducale di Sassuolo definito "delizia Estense", rimane una delle più importanti residenze barocche del nord Italia. Con le sue pitture murali, le decorazioni a stucco e le belle sculture è un capolavoro d’arte e architettura che rapisce chi passeggia per le sue sfarzose stanze. Non mancare di visitarne anche l’esterno dove si trova la grande Peschiera, una stupefacente macchina idraulica e vasca per l’allevamento ittico di corte, che ricorda oggi uno scenografico “teatro delle fontane”. Spingi-ti, poi, fino al grande parco limitrofo, una volta molto più ampio e in parte adibito a riserva di caccia. Da Sassuolo prosegui per Spezzano, frazione di Fiorano Modenese, in visita al suo Castello. Quest’intrigante rocca è legata alla nobile famiglia degli Este grazie ad alcune vicende storiche e al mistero di un delitto che tutt’oggi non si è ancora risolto. Dal XIV secolo il castello, infatti, è stato teatro di sanguinose contese tra i nobili Della Rosa, i Visconti, gli Este e i Pio, fino al 1599, anno della morte del suo signore Marco III Pio di Savoia, rimasto ucciso da alcuni spari di un archibugio di ignota provenienza. In quegli anni, a causa della mancanza di una discendenza maschile diretta, il castello passò nelle mani di Cesare d’Este, alla cui dinastia rimase per 30 anni fino a che, nel 1629, la rocca, con tutto il feudo, divenne di proprietà del marchese Guido Coccapani.

Per concludere la giornata potresti visitare anche le Terme di Salvarola per una pausa relax. Le Terme erano note ed apprezzate anche ai tempi dei duchi. La prima memoria storica scritta riguardante Salvarola si trova una carta modenese del 1222, ricordata da Girolamo Tiraboschi nel suo Dizionario topografico-storico degli Stati Estensi. Nel 1760 il sassolese dottor Giambattista Moreali, grazie “alla scoperta e illustrazione delle acque salutifere del modenese”, ottenne dal duca Francesco III la concessione perpetua a impiegare l’acqua: fu Moreali a definire “divina” l’acqua di Salvarola per le sue importanti caratteristiche terapeutiche e a prescriverla non solo per un uso esterno, ma anche come bibita.

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