La Storia sommersa
L’esistenza di un’antica città sepolta è nota sin dal Medioevo, quando l’architetto Lanfranco utilizza le“stupefacenti masse di pietre e di marmi” rinvenute nel sottosuolo percompletare la cattedrale romanica. Da allora, il desiderio di riportarla alla luce è stato costante. Alla fine dell’800 ArsenioCrespellani, grande archeologo modenese, esortò i concittadini a unirsi per riportare insuperficie "questa seconda Pompei". Ma perché Mutina si trova sepolta a circa 5 metri di profondità? Due fenomeni drammatici che si sono verificati recentemente nel nostro territorio ci aiutano a comprendere il passato: il terremoto del 2012 e l’alluvione del 2014.
Il terremoto del 2012 ha innalzato il suolo intorno all'epicentro fino a 15 cm, mentre nel corso dei secoli i fiumi Secchia e Panaro si sono spostati, depositando sedimenti che hanno seppellito Mutina. Quanto sedimento può depositare un fiume nel corso di una piena ? L'alluvione del Secchia del 2014 ha lasciato fino a un metro di sabbia nell'area circostante e circa 2 mm di fango a diversi chilometri di distanza. Geologia e archeologia hanno confermato che il territorio ha subito simili fenomeni nel corso dei secoli. Mutina splendidissima, nonostante sia ancora sepolta, è stata oggetto di numerose scoperte archeologiche e di una efficace azione di tutela, dimostrando la consapevolezza della sua esistenza e il suo valore storico anche dopo 2200 anni dalla sua fondazione.
Medioevo - Fine VI-inizi XV secolo d.C.
Fibula a staffa in argento dorato. 575-600 d.C. Montale
Modena fu investita dall’onda dell’invasione dei Longobardi dalla fine del VI sec. durante il regnodel re Alboino. La città si trovava nel pieno di una crisi sociale ed economica ed era colpita da una serie di alluvioni che ricoprirono in parte le vestigia della città romana. La fibula, decorata nello stile detto ad occhielli, termina con una protome zoomorfa; apparteneva al corredo di una sepoltura di una donna di alto rango.
Cornice in pietra decorata da intrecci che racchiudono foglie e grappoli di vite. VIII sec. d.C.
Duomo di Modena
La lastra è stata ritrovata in scavi archeologici effettuati nella Cripta del Duomo; faceva parte dell’arredo scultoreo di un edificio di culto precedente alla costruzione della cattedrale attuale. Il Duomo è il più antico monumento del passato che emerge nella città contemporanea. Esso rappresenta la testimonianza più evidente della continuità di vita tra Mutina romana e la città odierna, edificato utilizzando blocchi lapidei di età romana, ancora in parte visibili sulle facciate del Duomo e della Ghirlandina. Sono romani anche i leoni posti a sostegno del protiro della facciata.
Età romana – III sec. a.C. – VI sec. d.C.
Contrappeso in bronzo per groma. Modenese
Nel 183 a.C., secondo lo storico Tito Livio, è fondata Modena, prima colonia di cittadini romani a nord degli Appennini insieme a Parma. Il centro urbano romano in realtà era stato costituito prima della fondazione ufficiale, come dimostrano le fonti storiche e l'archeologia. Alla città romana venne assegnato un territorio centuriato, organizzato cioè in regolari appezzamenti di terreno detti centuriae, unità di superficie equivalente a circa 50 ettari. La groma era lo strumento utilizzato dagli agrimensori per tracciare il sistema della centuriazione.
Statuetta raffigurante una lepre in bronzo. I sec. d.C. Piazza Grande
Le domus urbane in età augustea erano dimore ampie e alla moda, dotate di raffinati oggetti di arredo. La statuetta in bronzo raffigurante una lepre in atto di saltare, poggiata su una base ornava una di queste abitazioni. Il foro di Mutina, la piazza principale su cui si affacciavano i palazzi pubblici e lo spazio del mercato, si trovava lungo la via Emilia all’incrocio con le attuali vie Rua Pioppa e Corso Adriano. La città disponeva anche di un anfiteatro, che si trovava forse in corrispondenza delle vie Mondatora e Canalino, il cui particolare andamento curvilineo è considerato una persistenza dell’anello esterno dell’anfiteatro.
I Celti –IV-III sec. a.C.
Spada in ferro con fodero in ferro. Circa 270 a.C. Saliceta S. Giuliano
Nel IV sec. i Celti occuparono militarmente i territori padani per poi integrarsi nel secolo successivocon le preesistenti comunità etrusche e con i primi gruppi di romani Nel Modenese le più importanti testimonianze celtiche sono le tombe di un guerriero e di donne di altro rango. La spada era l’elemento che identificava la figura del guerriero; il fodero in ferro ha un decoro a stampiglie combinate con parti eseguite a sbalzo, con motivi a occhio e a palmette, inserite in un reticolo a rombi. Spade simili si trovano su una vasta area geografica che va dalla Slovacchia fino al Sud e all’Ovest della Francia e al Nord Italia.
Anelli in bronzo decorato da tre teste umane stilizzate. III sec. a.C. Saliceta S. Giuliano
I due anelli sono stati rinvenuti in una sepoltura rinvenuta poco a sud di Modena, in località Saliceta San Giuliano. Il tema delle teste umane stilizzate deriva da un motivo tipicamente di ambito celtico detto delle "têtes coupées"; gli anelli erano parte probabilmente del sistema di bardatura del cavallo.
L’età del ferro e l’Etruria Padana – IX-IV sec. a.C.
Rasoio in bronzo. Fine IX-inizi VIII sec. a.C. Savignano sul Panaro
A partire dal IX secolo a.C. il territorio modenese viene occupato dagli Etruschi, che si espandono dall’area tirrenica all’Italia settentrionale e meridionale. Da qui a poco nasceranno i primi centri urbani e verrà introdotta la scrittura. Una delle aree di insediamento più importanti in provincia di Modena, all’inizio della storia etrusca, è quella di Savignano, allo sbocco in pianura del fiume Panaro. Qui sono stati rinvenuti nuclei di sepolture contenenti oggetti di corredo prestigiosi, appartenenti a famiglie “aristocratiche” Un elemento caratteristico delle sepolture maschili è il rasoio lunato.
Kylix in ceramica attica a figure rosse, V sec. a.C. Castelvetro
L'Etruria Padana è un sistema politico ed economico organizzato fra l’Adriatico, l’Appennino e il Mantovano che ha come capoluogo Felsina (Bologna); Spina era il porto aperto ai traffici verso la Grecia, mentre Marzabotto e Mantova erano città poste a controllo del territorio. Molti oggetti importati dal mondo greco testimoniano il legame culturale ed economico degli Etruschi con l'Egeo, come questa coppa, parte del ricco corredo funebre di un membro dell’aristocrazia etrusca che nel V secolo era a capo di un nucleo abitato che si trovava presso l'attuale rocca di Castelvetro, sulle prime colline modenesi.
L’età del bronzo e le terramare – fine III - II millennio a.C.
Forma di fusione in pietra lavorata per punta di lancia e rasoio. 1450-1150 a.C. Casinalbo
Intorno al 2300 a.C. inizia la produzione di oggetti realizzati in bronzo, una lega di rame e stagno, e in tutta Europa si sviluppano traffici a lunga distanza per recuperare le materie prime. Questi eccezionali movimenti di persone e merci creano una rete di scambi di conoscenze tecnologiche, artigianali, di forme economiche e di sistemi di credenze. La popolazione cresce esponenzialmente e si sviluppa un’articolata complessità sociale che, tra 1650 e 1550 a.C., nella pianura padana centrale dà origine alla civiltà delle terramare. La forma di fusione in pietra riporta sulle due facce oggetti diversi: una punta di lancia e un rasoio.
Scodella con ansa con sopraelevazione a corna bovine. 1350-1250 a.C. Montale
La società era imperniata su comunità di villaggio, organizzate secondo un modello che prevedeva la cooperazione di tutte le componenti, con una élite di guerrieri e di donne con ricchi ornamenti in bronzo e ambra. L’economia era basata su agricoltura e allevamento. Tra il 1200 e il 1150 a.C. il sistema delle terramare entra in crisi e i villaggi si spopolano in tempi abbastanza brevi a causa di fattori concomitanti, tra cui un peggioramento climatico in senso arido ed una conseguente riduzione delle risorse idriche che potrebbe avere messo in crisi l’economia agricola. Lo sviluppo dell’agricoltura fu determinato dall’introduzione dell’aratura con i buoi; per tale ragione l’animale era di importanza fondamentale per la vita delle terramare tanto che le corna bovine sono utilizzate come decorazione delle anse (manici) di alcuni tipi di ceramica. La scodella proviene dal sito di Montale, sul cui il Museo Civico ha realizzato il Parco Archeologico della Terramara di Montale.
Neolitico ed età del rame VI – III millennio a.C.
Tazza in ceramica fine con decorazione geometrica incisa. 5600-4800 a.C. Fiorano
Nel Neolitico l’uomo abbandona la vita nomade e inizia a praticare l’agricoltura e l’allevamento. Questo nuovo modello economico, che nel Vicino Oriente si era sviluppato dal IX-VIII millennio a.C., si diffonde in Italia settentrionale agli inizi del VI millennio. La produzione di risorse alimentari favorisce la creazione di insediamenti stabili, a cui si accompagna l’introduzione della lavorazione della ceramica per la conservazione, la cottura e il consumo del cibo. Le più antiche manifestazioni del neolitico nel Modenese appartengono alla cosiddetta Cultura di Fiorano (5600-4800 a.C.), diffusa in Emilia, nel Veneto sud occidentale, in Romagna e in Toscana Settentrionale. Questa tazza, decorata da elementi incisi e impressi che formano motivi geometrici o antropomorfi, è caratteristica della Cultura di Fiorano.
Scodella con decorazione meandrospiralica. 4500-4200 a.C. Pescale (Prignano sul Secchia)
Agli inizi del V millennio a.C. compare la Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, che comprende anche la fascia tirrenica dell’Italia Centrale. Gli scambi a lunga distanza permettono la diffusione di strumenti in ossidiana, vetro vulcanico usato per ottenere manufatti taglienti, proveniente dalla Sardegna, dalle Lipari e dall’isola di Palmarola. La scodella, tipica della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata, è caratterizzata da decorazioni a meandri e spirali ottenute a incisione ed excisione, SCODELLA.
Paleolitico e Mesolitico 300.000-9.000 anni fa
Bifacciale o ascia a mano in ftanite. Inizio del Paleolitico medio (300.000 anni fa).
Castelvetro
I primi gruppi umani compaiono nel Modenese 300.000 anni fa. Le più antiche attestazioni della presenza dell’uomo sono rappresentate da strumenti in pietra scheggiata rinvenuti nelle prime colline a sud della città nei territori di Spilamberto, Castelvetro e Savignano. Il territorio era frequentato da piccoli gruppi di uomini che vivevano in accampamenti stagionali o temporanei e praticavano attività di raccolta di piante e frutti e la caccia. Il bifacciale è uno strumento multifunzionale con una estremità appuntita e l’altra arrotondata probabilmente allo scopo di pestare e frantumare; i margini potevano essere utilizzati per raschiare e tagliare.
Venere di Savignano (copia) 28.000 – 24.000 anni fa
Nel Modenese le sole testimonianze note del Paleolitico superiore sono alcuni reperti rinvenuti a Pescale, lungo il Secchia, e la “Venere di Savignano”, manufatti realizzati da Homo sapiens che si diffonde in Europa a partire da 40.000 anni fa. La statuetta, il cui originale è realizzato in pietra, è stata attribuita al Paleolitico superiore in un momento compreso fra il 28.000 e il 24.000 anni fa, periodo nel quale sono diffuse in Europa numerose sculture femminili con identiche caratteristiche. La parte superiore in forma di piramide allungata potrebbe alludere alla presenza di un copricapo conico. L’evidenza dei grandi attributi femminili testimonia l’importanza del valore della riproduzione e della fertilità per le popolazioni del Paleolitico.
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