Il Palazzo dei Musei
GALLERIA ESTENSE
La Regia Galleria Estense fu istituita nel 1854 in Palazzo Ducale per volere di Francesco Vd’Austria-Este che nel 1859 lasciò lo stato estense travolto dagli eventi risorgimentali. Nel 1868 il duca consegnò il suo ricco patrimonio collezionistico alla città di Modena che fu chiamata ad assumerne la custodia e a garantirne la pubblica fruizione. Destinato il Palazzo Ducale a sede dell’Accademia Militare, nel 1894 la Galleria, assegnata nel mentre al Governo italiano, fu trasferita nell’attuale sede del Palazzo dei Musei. Collocato al quarto piano, il percorso espositivo si articola in quattro saloni e diciotto salette nei quali è esposto il patrimonio artistico accumulato dai duchi d’Este fin dagli anni gloriosi della signoria ferrarese. Orientate verso un aristocratico collezionismo dai molteplici interessi, le raccolte comprendono una ricca quadreria, sculture in marmo e terracotta, una collezione di antichità, con opere delle principali culture di epoca antica, raffinati oggetti d’arte applicata, tra cui bronzetti, avori, maioliche e strumenti musicali. Tra le opere di maggiore rilievo si segnalano: gli ovali con figure mitologiche dipinti dai Carracci per il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il ciclo dedicato alle Metamorfosi di Ovidio del Tintoretto, il Ritratto di Francesco I d’Este del Velázquez e il busto dello stesso duca scolpito dal Bernini, il Trittico di El Greco, Venere Marte e Amore del Guercino, il Crocefisso di Guido Reni.
MUSEO LAPIDARIO ESTENSE
È il primo museo pubblico modenese, voluto da Francesco IV d’Austria-Este nel 1828 e si connota fin da subito come luogo di memoria e di conoscenza, teso a glorificare il passato illustre della città. La cronologia delle opere va dall’antichità fino al Rinascimento e all’epoca moderna. Oltre a sarcofagi, stele, rilievi, miliari ed epigrafi di età romana della colonia di Mutina, esso accoglie monumenti funerari dedicati a illustri modenesi, che si erano distinti nel campo del diritto e della medicina, precedentemente collocati intorno al Duomo o in altri edifici sacri.
BIBLIOTECA ESTENSE UNIVERSITARIA
Conserva il patrimonio librario degli Estensi, che si costituisce a Ferrara a partire dal Trecento. Assume la fisionomia di un’importante biblioteca umanistica con il marchese Niccolò III e continua ad arricchirsi per tutto il periodo rinascimentale. Ricchissima di opere di contenuto letterario, storico e artistico, comprende manoscritti di pregio, quali la celebre Bibbia di Borso d’Este, e fondamentali edizioni a stampa. Nel 1598, la Biblioteca segue la dinastia nel trasferimento della capitale da Ferrara a Modena. Nei secoli successivi, accresce le sue raccolte grazie anche all’impegno di celebri bibliotecari come Ludovico Antonio Muratori e Girolamo Tiraboschi. Nel 1995, la Biblioteca Estense si fonde con la Biblioteca Universitaria e dal 2015 fa parte delle Gallerie Estensi.
ARCHIVIO STORICO COMUNALE
L’esistenza dell’Archivio è legata alla nascita stessa del Comune. La prima menzione risale al 1306, quando durante una rivolta popolare il Palazzo Comunale fu preso d’assalto e i documenti pubblici andarono quasi completamente distrutti. Custodito nella torre Ghirlandina, poi in Palazzo Comunale, fu trasferito a Palazzo dei Musei nel 1888, dove tuttora è possibile ammirare parte dell’allestimento ottocentesco originale. Conserva una mole imponente di documenti che attestano le numerose funzioni svolte dal Comune in quasi novecento anni di vita, a cui si aggiungono numerosi archivi di altri enti, istituti, associazioni o privati, come quelli delle corporazioni di arti e mestieri: una fonte preziosa per ricostruire la storia di Modena e del suo territorio. Ma soprattutto, l'Archivio è un organismo in costante crescita, che continua ad accogliere documentazione destinata a sedimentarsi e ad assumere valore storico, contribuendo così a costruire, conservare e trasmettere la memoria individuale e collettiva della comunità per le generazioni future. La sua ricca biblioteca comprende cronache cittadine, manoscritti dello scrittore e poeta Alessandro Tassoni (1565-1635), componimenti poetici di Tarquinia Molza, compositrice, musicista e poetessa (1542-1617), lettere di personaggi illustri come Borso e Lionello d'Este, Lucrezia Borgia, Francesco Guicciardini e autografi di alcuni protagonisti del Risorgimento italiano.
BIBLIOTECA POLETTI
È stata la prima biblioteca civica di Modena, istituita nel 1872 grazie al lascito dell’architetto modenese Luigi Poletti (1792-1869), che volle donare alla città una biblioteca pubblica per gli studi di arte e architettura. Ospitata inizialmente in alcune sale del Palazzo Comunale, fu trasferita nella sede attuale nel 1882. Oggi, a distanza di un secolo e mezzo, la Biblioteca resta fedele alla sua vocazione iniziale e vanta un patrimonio ricco e diversificato che spazia dall’antico al contemporaneo. Altri lasciti, doni e depositi hanno contribuito a incrementare il fondo storico, ma sono state soprattutto le politiche di sviluppo delle raccolte in chiave moderna e contemporanea a segnare il passo di questo istituto. In linea con l’indirizzo tracciato dal suo fondatore, negli ultimi due decenni ha costituito un fondo speciale dedicato al Libro d’artista, che comprende pezzi unici e rarità, come alcune opere ormai introvabili di importanti artisti delle neoavanguardie, ha creato una sezione specifica sulla Street Art e il Writing e ha accolto la donazione di vari fondi documentari, tra cui diversi archivi professionali di architetti del Novecento, originari di Modena o legati alla sua crescita urbanistica.
MUSEO CIVICO
Da sempre depositario dell’identità culturale modenese, il Museo Civico fu fondato nel 1871. Inizialmente ospitato in due sale del Palazzo Comunale, è stato trasferito nella sua attuale sede nel 1886. Le importanti testimonianze archeologiche del territorio, quali le terramare, villaggi dell’età del bronzo , sono affiancate da collezioni etnografiche che forniscono dati preziosi per comprendere le antiche società preistoriche. Parallelamente, emerge la vocazione industriale del museo, in sintonia con il contesto delle grandi esposizioni che hanno dato vita ad altri importanti musei europei, con un interesse sempre più marcato per l'aspetto artistico.
Nel corso del tempo, le collezioni del Museo si sono costantemente arricchite, grazie alle donazioni di cittadini, e al deposito dei reperti archeologici provenienti dagli scavi condotti sia in città che nel territorio circostante. Riordinato nel 1990 grazie ad un'operazione museografica che ha preservato e valorizzato gli arredi e l'impostazione seriale ottocentesca, negli anni seguenti ha ampliato i propri spazi espositivi al piano terra con il Lapidario romano e la Gipsoteca Giuseppe Graziosi. Il percorso presenta le raccolte di arte e di artigianato, tra cui strumenti musicali e scientifici, ceramiche, armi, tessili, le raccolte archeologiche che narrano 300.000 anni di storia, e quelle etnografiche. Il Museo comprende anche aree destinate alle esposizioni temporanee, dove rinnova costantemente il dialogo con il pubblico, valorizzando il ricco patrimonio dei suoi depositi.
LAPIDARIO ROMANO
Presenta le principali testimonianze monumentali delle necropoli di Mutina venute in luce a partire dal secondo dopoguerra. I monumenti esposti dimostrano la ricchezza raggiunta dalla città in età romana, definita da Cicerone splendidissima. I messaggi tramandati dalle epigrafi delineano un affresco del variegato tessuto sociale di Mutina. L’allestimento presenta i monumenti organizzati per nuclei riferibili alle necropoli di età tardo repubblicana e imperiale che si svilupparono lungo le principali strade di accesso alla città. Dalla via Emilia est provengono il fregio con corteo di divinità e mostri marini, che faceva parte di un monumento funerario a edicola e la monumentale ara funeraria di Vetilia Egloge.
GIPSOTECA GIUSEPPE GRAZIOSI
Fu istituita nel 1984 grazie alla donazione di opere plastiche, pittoriche e grafiche dell'artista Giuseppe Graziosi (1879-1942) da parte degli eredi. Le opere esposte nella sede attuale, creata nel 1994, consentono di ripercorrere le fasi più importanti della sua multiforme vicenda artistica, dall'iniziale adesione alle tematiche del verismo sociale alle ricerche espressive ispirate all’opera di Rodin, fino al profondo interesse per la vita e i personaggi del mondo contadino. La raccolta grafica, organizzata in cassettiere consultabili, comprende disegni e stampe che testimoniano l’instancabile volontà dell’artista di sperimentarne tutte le potenzialità espressive. La Gipsoteca è il punto di partenza ideale per un itinerario attraverso le numerose opere dell’artista presenti in città.
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