Carnevale a Modena
È un momento dell’anno davvero atteso a cui noi modenesi siamo molti legati ricco di tradizione e autenticità. Quindi, se hai in programma una visita a Modena, pianificarla in questo periodo è un’ottima idea!
E se sei un amante del Carnevale tanto da dedicare il mese di febbraio a tour in giro per l’Italia per festeggiarlo nelle città più note, potresti pensare di includere la tappa modenese tra i Carnevali emiliani, insieme a quello di Cento o di San Giovanni in Persiceto.
Insomma, l’occasione di partecipare al Carnevale modenese è ghiotta e nelle prossime righe ti spieghiamo perché.
Il Carnevale Modenese ai giorni nostri
Il Carnevale a Modena si festeggia il pomeriggio di Giovedì Grasso quando grandi e piccini mascherati si radunano entusiasti e divertiti sotto il balcone di Piazza Grande per ascoltare lo “sproloquio” di Sandrone e della sua famiglia Pavironica, la moglie Pulònia e il figlio Sgorghiguelo.
Per quest’appuntamento speciale, le maschere affacciate al balcone del Municipio fanno il loro discorso, rigorosamente in dialetto modenese, che ogni anno prende spunto dalle tematiche dell’attualità locale e nazionale.
Durante lo sproloquio, Sandrone e la famiglia Pavironica propongono le proprie soluzioni ai tanti problemi locali, regionali e nazionali attingendo a quella “saggezza antica” del buon senso comune in modo sagace e con tanto umorismo.
Risultato… grasse risate!
Il discorso della famiglia Pavironica è il momento clou del pomeriggio ma la festa inizia molto prima e si conclude molto dopo con allegre sfilate che vedono la partecipazione di altre maschere, bande musicali, majorette e molti personaggi.
Il percorso inizia dalla Stazione dei Treni - la leggenda vuole che la famiglia arrivi qui da “Bosco di Sotto” - e poi si snoda lungo la via Emilia e tra le maggiori strade del centro, come via Farini.
Sandrone: chi è e quali sono le sue origini?
Sandrone è un contadino rozzo ma allo stesso tempo scaltro e assennato che prende in giro chi ha di fronte. Sulle sue origini ci sono varie ipotesi.
La prima prevede che Sandrone fosse una maschera tipicamente modenese creata, circa un secolo e mezzo fa, dal burattinaio carpigiano Luigi Rimini, detto “Campogalliani”, e da Giulio Preti, suo genero.
La seconda, invece, colloca la sua nascita ai tempi degli Estense, durante le feste carnevalesche a Corte. La leggenda narra che, allora, c’era l’usanza di invitare ogni anno a Corte un contadino particolarmente ignorante solo per diletto dei cortigiani che potevano così prendersi gioco di lui con beffe e quesiti difficili.
Un anno, però, lo zimbello di turno, tale Alessandro Pavironi, con la sua arguzia e genialità riuscì a mettere in imbarazzo i suoi interlocutori. Da allora la figura del “Sandrone” divenne prerogativa del Carnevale del Ducato e ambito protagonista da impersonare.
Prima di diventare maschera di Carnevale, però, Sandrone è burattino di Giulio Preti che nel 1840 gli fa “prender moglie”, Pulònia, una “rezdòra” il cui nome deriva da Sant’Apollonia, e nel 1846 lo fa diventare padre di Sgorghiguelo, un giovane sciocco, chiacchierone e svogliato, sempre l’ultimo della classe.
Ma è solo in occasione del Carnevale del 1870 che Sandrone diventa un personaggio in carne ed ossa presentandosi al pubblico modenese.
Sandrone indossa sempre una parrucca con capelli lunghi sulle spalle e una specie di cuffia da notte di lana bianca in tasta che termina con un grande fiocco. Sgorghiguelo, invece, ha una parrucca rossiccia e un berretto marrone con visiera. Pulonia indossa una parrucca bianca con dei boccoli sotto una cuffia e un vestito lungo a fiori con grembiule.
La storia dello sproloquio
I primi discorsi di Sandrone erano in solitaria e parlavano degli avvenimenti accaduti durante l’anno, come carestie, alluvioni, gelate, grandinate, ecc., poi, nel 1886, fu affiancato dalla prima famiglia Pavironica.
A fine ’800, invece, iniziarono i veri e propri “sproloqui” a più voci in giro per le vari sedi della Società del Sandrone. Ma fu nel 1947, dopo la guerra, che la famiglia più famosa di Modena venne ospitata sul balcone del Palazzo Comunale divenendo così una vera e propria istituzione.
I burattini e le maschere rappresentano, da sempre, l’anima autentica della tradizione.
Per questo rimanere incantati ad osservarle e ad ascoltarle ci dà modo di conoscere tanto del passato e del presente visto attraverso il carattere di questi ingombranti personaggi che si prendono spesso gioco di noi e di quello che ci accade.
Saggezza antica, buon senso e tanto umorismo questa è la formula del successo del carnevale modenese da decenni.