Dorando Pietri, maratoneta (1885-1942)
Leggendario il primo contatto agonistico: affacciato sulla soglia del negozio, Dorando vide impegnato in una prova solitaria di corsa Pericle Pagliani, campione e primatista italiano sulle lunghe distanze. Dorando si arrotolò alla cintola il grembiule e seguì come un'ombra, fino al traguardo, il campione.
Qualche giorno dopo, in ottobre, a Bologna, l'esordio ufficiale: secondo dietro Aduo Fava in una gara di tre chilometri. Da quella data Dorando effettuò in Italia ed all'estero un numero imponente di gare sulle lunghe distanze, affermandosi tra l'altro in varie occasioni a Roma, Milano, Torino, Parigi, Chicago, New York, San Francisco, San Paolo, Buenos Aires, Philadelphia, Saint Louis, Toronto, Buffalo, Vancouver, Pittsburgh, Indianapolis.
Unito in matrimonio nel 1909 con Teresa Dondi, carpigiana, trasferitosi a Sanremo, dove attivò un'agenzia di noleggio vetture, il 26 novembre 1923, Dorando morì nella località ligure, dove è sepolto, il 7 febbraio 1942.
Dorando Pietri fu, in assoluto, un campione d'eccezionale livello.
Quanto accadde il 24 luglio 1908 ai Giochi olimpici di Londra lo sfortunato epilogo della MARATONA di cui fu indiscusso protagonista, le cadute negli ultimi metri della gara, lo scalpore suscitato dalla sua squalifica, l'intervento generoso, appassionato, fuori da ogni schema protocollare, della REGINA ALESSANDRA, che attivò nella notte i gioiellieri di corte premiando personalmente l'atleta italiano con una coppa gelosamente custodita in una cassa di sicurezza della Cassa di Risparmio di Carpi, l'articolo a difesa dell'atleta apparso sul Daily Mail per la firma autorevole di ARTHUR CONAN DOYLE, tutto ciò ha reso immortale, nel mondo, la figura di Dorando.